Brexit
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Brexit: il “divorzio” tra il Regno Unito e l’Unione Europea

La Brexit, termine che fonde le parole “Britain” e “exit”, indica il processo attraverso il quale il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea. Questo evento, però, non è stato soltanto l’epilogo di una relazione quarantennale, ma ha rappresentato anche la prima applicazione dell’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea.

Questo articolo, introdotto dal Trattato di Lisbona, ha previsto la possibilità per gli Stati membri di recedere dall’Unione, una mossa che ha infranto il precedente paradigma di un’integrazione europea vista come percorso unidirezionale e irreversibile.

Il processo di recesso del Regno Unito, iniziato con il referendum del 23 giugno 2016 e concluso con l’uscita formale dall’Ue il 1° febbraio 2020, ha quindi messo in luce la possibilità, precedentemente inesplorata, di un ritiro da un progetto di integrazione considerato inarrestabile.

In questo articolo di Ripetiamo Diritto esamineremo gli aspetti tecnici, politici e sociali della Brexit, offrendo una panoramica di uno degli eventi più significativi della storia europea recente; un addio che ha segnato la fine di un’era e l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni internazionali.

La procedura di recesso

L’articolo 50 TUE delinea il percorso che uno Stato membro deve seguire per recedere dall’Unione: la procedura prevede la notifica al Consiglio Europeo dell’intenzione di recedere e l’avvio di negoziati per stabilire le condizioni del recesso. Le contrattazioni sono concluse dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento Europeo.

Il 29 marzo 2017, il governo britannico ha ufficialmente comunicato al Consiglio Europeo la decisione di attivare l’articolo menzionato, avviando formalmente la procedura di recesso. I negoziati tra l’UE e il Regno Unito sono iniziati il 19 giugno 2017, con l’obiettivo di definire i termini della separazione.

Nel corso dei due anni successivi le parti hanno lavorato per stabilire le condizioni del recesso, inclusi gli accordi per un periodo di transizione che permettessero una graduale adattabilità ai cambiamenti sia per i cittadini che per le imprese. Questi negoziati hanno anche mirato a delineare le linee guida per le future relazioni bilaterali.

Dopo il superamento di numerosi ostacoli politici interni al Regno Unito, inclusi diversi rinvii della data di uscita e cambiamenti di leadership politica, l’accordo di recesso è stato ratificato da entrambe le parti.

Il Regno Unito ha lasciato ufficialmente l’Unione Europea alla mezzanotte del 31 gennaio 2020 e l’accordo di recesso è entrato in vigore il giorno successivo, segnando l’inizio di una nuova era nelle relazioni reciproche.

Questo passaggio ha rappresentato un momento significativo nella storia contemporanea, riflettendo i cambiamenti dinamici e le sfide del panorama politico ed economico globale.

Le sue implicazioni

L’accordo di recesso tra l’UE e il Regno Unito, composto da 185 articoli e vari protocolli, ha stabilito una serie di disposizioni per garantire una transizione ordinata e strutturata.

Il cuore dell’accordo è stato la tutela dei diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito e dei britannici residenti nell’UE; esso ha garantito la continuità nell’esercizio dei diritti acquisiti, come il riconoscimento delle qualifiche professionali e l’accesso alle prestazioni sanitarie e sociali.

L’accordo ha anche affrontato la regolamentazione degli obblighi finanziari, un aspetto fondamentale per assicurare equità e chiarezza nella risoluzione degli impegni presi prima della Brexit.

La questione del confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord ha rappresentato una delle sfide più delicate del recesso. L’accordo ha incluso un protocollo specifico che ha evitato la ricostituzione di un confine fisico, preservando la libertà di circolazione delle persone e introducendo un regime doganale speciale per le merci, al fine di prevenire tensioni e mantenere la pace.

Infine, si è occupato della Corte di giustizia dell’Unione europea che potrà rispondere a quesiti pregiudiziali che i giudici britannici avranno la facoltà di rivolgerle in merito all’interpretazione dell’accordo di recesso, per un periodo di otto anni dalla fine del periodo di transizione.

Le nuove relazioni: dalla separazione alla cooperazione

Dopo l’entrata in vigore dell’accordo di recesso, l’attenzione si è spostata sulle future relazioni tra l’UE e il Regno Unito.

I negoziati, basati sull’articolo 217 TFUE, hanno portato a un accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione, entrato in vigore il 1° maggio 2021.

Questo accordo copre una vasta gamma di settori cruciali per l’Unione Europea, estendendosi oltre il commercio di merci e servizi, gli investimenti e gli appalti pubblici e includendo aree vitali come il trasporto aereo e su strada, l’energia e le politiche ambientali, la pesca, nonché l’armonizzazione delle norme sulla sicurezza sociale.

Dunque, la Brexit ha dimostrato che l’integrazione europea non è un percorso univoco e irreversibile; ha aperto la strada a nuove forme di cooperazione e ha posto interrogativi sulla resilienza e l’adattabilità delle istituzioni europee.

In conclusione, la Brexit rappresenta un fenomeno complesso con ramificazioni che vanno ben oltre le coste del Regno Unito. Mentre quest’ultimo ha intrapreso un percorso indipendente, cercando di definire il proprio ruolo sul palcoscenico globale, le conseguenze a lungo termine della sua decisione rimangono da vedere, con osservatori e analisti che continuano a monitorare gli sviluppi e a valutare l’impatto di questa svolta storica.

L’UE, d’altra parte, continua a confrontarsi con le sfide dell’integrazione e della coesione interna, cercando di mantenere la sua unità e forza in un mondo in rapida evoluzione.

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Fonti normative:

  • Art. 50 TUE;
  • art. 217 TFUE.