L’anno 2024 segnerà la fine del reddito di cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà introdotta nel 2019, e l’inizio di due nuove misure di integrazione sociale e lavorativa: l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro (attivo già dal primo settembre 2023, ne possono fruire le persone occupabili e in condizione di povertà che non hanno i requisiti per avere accesso all’assegno di inclusione).
Queste misure sono state previste dal decreto legge n. 48/2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 85/2023, noto come “Decreto Lavoro”.
In particolare, il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione comporta una riforma delle politiche sociali e del lavoro, che mira a favorire l’inserimento dei soggetti più vulnerabili nel tessuto collettivo e a contrastare la povertà e l’esclusione sociale.
Cos’è l’assegno di inclusione, quali sono i requisiti e le modalità per accedere alla nuova prestazione e quali sono i controlli e le sanzioni? Vediamolo in questo nuovo articolo di Ripetiamo Diritto.
L’assegno di inclusione
L’assegno di inclusione si propone come una misura più semplice e trasparente rispetto al reddito di cittadinanza, che era stato criticato per la sua complessità burocratica, per il suo scarso impatto sul contrasto alla povertà e per la sua inefficacia nel favorire l’inserimento lavorativo dei beneficiari.
Si ritiene che l’assegno di inclusione sia più equo, perché tiene conto della composizione del nucleo familiare e non penalizza chi ha un reddito da lavoro; più efficace, perché mira a promuovere l’autonomia e la partecipazione sociale dei beneficiari e più sostenibile, perché ha un costo inferiore rispetto al reddito di cittadinanza. Tuttavia, anche l’assegno di inclusione non è esente da critiche e dubbi.
Il Ministero del Lavoro, con tale misura “che mette al centro le persone e le loro necessità”, si prefigge di affrontare le sfide poste dall’indigenza e dall’esclusione collettiva, stabilendo requisiti precisi e una modalità di richiesta trasparente e fruibile.
L’assegno di inclusione si sostanzia in un’integrazione del reddito familiare di 500 euro mensili per un periodo di 18 mesi continuativi rinnovabile, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi.
È prevista altresì una quota a sostegno dei nuclei familiari che vivono in affitto.
L’indennità sarà distribuita attraverso la Carta di inclusione emessa da Poste Italiane.
I beneficiari
L’assegno di inclusione è una misura di supporto finanziario e di inquadramento sociale e professionale, subordinata a:
- requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno in Italia;
- verifica della situazione economica tramite l’ISEE;
- condizione reddituale del richiedente e della sua famiglia;
- partecipazione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
L’indennità spetta ai nuclei familiari con almeno un componente:
- minore di età;
- disabile;
- ultra sessantenne;
- in situazione di svantaggio (disabili, vittime di dipendenze o violenze di genere, persone affette da disturbi mentali) e coinvolto in un progetto di cura e assistenza da parte di operatori qualificati del settore sanitario e sociale, certificato dalla pubblica amministrazione.
Per poter ricevere l’assegno di inclusione è necessario aver risieduto in Italia per almeno cinque anni, senza interruzioni negli ultimi due per chi fa la richiesta. Gli altri componenti della famiglia devono risiedere in Italia quando si presenta la domanda e per tutto il periodo in cui si riceve il beneficio.
Per poter ricevere l’assegno, inoltre, il beneficiario:
- non deve essere sottoposto a nessuna misura cautelare personale o a nessuna misura di prevenzione;
- non deve avere subito condanne definitive o pronunciate ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale, nei dieci anni antecedenti alla richiesta.
Può richiedere l’indennità di inclusione chiunque abbia un impiego, purché soddisfi i requisiti e le condizioni prescritti dalla legge. Quindi la misura è compatibile con l’attività lavorativa.
Come accedere alla nuova prestazione
Per ottenere l’Assegno di inclusione, la relativa domanda va presentata in modalità telematica all’INPS o presso i CAF o i patronati.
L’INPS comunicherà al richiedente che, per usufruire del sostegno economico, dovrà iscriversi al Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa per sottoscrivere un Patto di attivazione digitale.
Il richiedente, a tal fine, dovrà autorizzare la comunicazione dei dati della domanda ai Centri per l’impiego, alle agenzie per il lavoro e agli enti autorizzati a svolgere attività di intermediazione, nonché ai soggetti ai quali è consentito di erogare servizi per il lavoro.
Il richiedente, inoltre, dovrà partecipare ad un progetto personalizzato di inclusione sociale o lavorativa (c.d. Patto di servizio personalizzato).
Dopo aver svolto i sui doveri, il beneficiario potrà accedere a risorse e opportunità riguardanti offerte di lavoro, percorsi formativi, stage di orientamento e formazione, progetti di interesse sociale e altri interventi di politica attiva del lavoro adatti alle proprie caratteristiche e competenze.
Controlli e sanzioni
L’assegno di inclusione introduce un nuovo sistema di verifica di tale forma di sostegno. A differenza del reddito di cittadinanza, che si basa sul controllo incrociato tra le banche dati di Ministero, INPS e Autorità Giudiziaria con modalità “ordinarie”, per il sussidio in esame la modalità cambia. Il Decreto lavoro convertito in legge prevede, per l’assegno di inclusione, verifiche mirate tramite il nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale, lavorativa e digitale che ha lo scopo di coordinare, verificare e accertare l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro.
In aggiunta, il personale ispettivo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro potrà accedere direttamente a tutte le informazioni e le banche dati, sia in forma analitica che aggregata, elaborate dall’INPS, nonché alle informazioni relative ai requisiti e alle condizioni per ottenere e mantenere il beneficio.
Il Governo ha stabilito anche l’avvio di un piano triennale di contrasto all’irregolare percezione dell’assegno, contenente le misure anti frode e la strategia dell’attività ispettiva.
Se il beneficiario ha fornito informazioni false, e si scopre che ha percepito il beneficio indebitamente, il beneficio viene revocato o decade.