Diritto del lavoro ed economia reale
Il diritto del lavoro è influenzato da numerosi fattori micro e macroeconomici. Esso non può studiarsi senza una conoscenza generica delle discipline socioeconomiche.
È una connessione complessa e sfaccettata del profilo individuale e collettivo e da cui dipendono: la realizzazione e il soddisfacimento di alcuni fondamentali bisogni e diritti della persona; l’andamento della ricchezza del Paese; la produttività delle imprese; la tenuta delle relazioni industriali e il ruolo delle rappresentanze sociali.
Occupati, disoccupati e pensionati
Il diritto del lavoro si connota per scambio di domanda e offerta.
Il tasso di occupazione della popolazione indica quante persone, tra quelle potenzialmente impiegabili, svolgono effettivamente un’attività lavorativa. È un indicatore importante di ricchezza e sviluppo poiché misura una fetta importante di percettori di reddito (i quali contribuiscono al finanziamento e alla tenuta del welfare) cioè beni, servizi, prestazioni. Dagli ultimi dati statistici (2017) il tasso di occupazione tra le persone tra i 15 e 64 anni è del 58%.
L’andamento è in linea di massima positivo rispetto ad un ciclo buio che si è avuto dal 2008 in poi.
Tali cifre dovrebbero essere specificate in base a vari fattori: le dimensioni dell’impresa, il tipo di contratto, etc. In questo modo si possono individuare alcuni elementi: che la maggioranza degli occupati si concentra in piccole e medie imprese, che buona parte delle occasioni di lavoro è a termine o intermittente, che i tassi di occupazione dei giovani sono molto bassi rispetto al resto d’Europa e che la percentuale più alta di occupati si concentra nel Nord d’Italia.
Fenomeno speculare all’occupazione è il tasso di disoccupazione che misura il rapporto tra la popolazione, tra i 15 e i 64 anni, in cerca di occupazione e la somma della popolazione occupata, compresa in quella fascia di età, e in cerca di lavoro (forza lavoro).
Secondo l’ISTAT, la categoria “in cerca di occupazione” riguarda le persone che cercano attivamente un lavoro o che hanno compiuto un’attività di ricerca nelle quattro settimane che precedono la raccolta dei dati e sono disposte a lavorare nelle due settimane successive.
È utile considerare le persone in pensione. Non sono più attive sul mercato del lavoro ma la loro misurazione serve a comprendere la fragilità dell’equilibrio socio demografico italiano dove si corre il rischio che saranno più i pensionati che i lavoratori in servizio, con gravi ricadute sul finanziamento della previdenza sociale. La relazione dell’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) sostiene, con preoccupazione, che oggi ci sono due pensionati ogni tre lavoratori attivi e le stime ci dicono che nel 2045 avremo un solo lavoratore per un pensionato.
Da qui l’invito a progettare sia politiche di allargamento della platea dei contribuenti con un ruolo più determinante degli immigrati, che coprono quote significative di posti di lavoro e contribuiscono a frenare il declino demografico.
Gli inattivi (i Neet)
In tali calcoli devo essere considerati anche gli inattivi. Il tasso di inattività indica il rapporto tra le non forze lavoro della popolazione di un’età compresa tra i 15 e i 64 anni e il totale della popolazione corrispondente. Ne fanno parte tutte quelle persone che non sono occupate e non cercano lavoro (disoccupazione volontaria).
In Italia il numero degli inattivi è considerevole: nel 2017 poco meno di 13,4 milioni (le donne più degli uomini). Tra gli inattivi e i disoccupati si distinguono i giovani che non lavorano e non partecipano a nessun ciclo di istruzione o formazione: i Neet (Not in Education, Employment or Training), che è un fenomeno diffuso e in Italia si caratterizza con tratti di maggiore emergenzialità, in ragione degli alti tassi di disoccupazione giovanile. Nel Mezzogiorno l’incidenza è circa del 34,4%.
I principali attori istituzionali del mercato del lavoro
Ci sono alcuni soggetti la cui azione presenta ricadute dirette ed essenziali sulle principali dinamiche dell’occupazione e del lavoro: amministrazioni pubbliche e apparati istituzionali; imprese e sindacati, con ruoli diversi ma collegati tra loro con un filo conduttore unico. Tale filo è la Costituzione, che li colloca all’interno di una cornice di riferimento unitaria e puntuale, dove primeggia la funzione di promozione e sostegno del fondamentale diritto del lavoro (art.4 Cost.)
Le amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli altri enti pubblici
- CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) è organo ausiliario disciplinato dall’art. 99 Cost, composto, nei modi stabiliti dalla legge, da esperti e da rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa. È organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e le funzioni, che gli sono attribuite dalla legge. Ha iniziativa legislativa e può contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.
Esprime valutazioni e proposte sui più importanti documenti e atti di politica e programmazione economica, sociale e delle politiche comunitarie; esprime valutazioni sull’andamento dell’economica in sessioni semestrali. Può contribuire all’elaborazione della legislazione che riguardi indirizzi di politica sociale ed economica. Inoltre, elabora una relazione annuale (consegnata al Parlamento e al Governo) sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni, centrali e locali, alle imprese e ai cittadini. Cura e gestisce l’archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi. - Ministero del lavoro e delle politiche sociali: esso è la sede operativa in cui si svolge l’effettiva programmazione politica in materia di lavoro e sicurezza sociale e dove si dà ad essa una concreta esecuzione. È organo del Governo e ha competenze che spaziano dalle politiche del lavoro e dell’occupazione alla tutela dei lavoratori. Per quanto riguarda le politiche sociali e previdenziali esercita le funzioni di:
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- definizione dei criteri generali per gli interventi di integrazione sociale e di ripartizione delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali.
- assistenza tecnica
- controllo e vigilanza amministrativa e tecnico finanziaria sugli enti di previdenza e assistenza obbligatoria.
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È affiancato da due importanti Agenzie: ANPAL E INL.
Si badi però che dal 1997 molte funzioni amministrative riguardanti l’incontro tra domanda e offerta di lavoro sono state affidate alle Regioni e Province. Inoltre, lo Stato affianca all’azione del Ministero del Lavoro quella di ulteriori enti pubblici che curano i compiti di sicurezza sociale (come le misure di previdenza, assistenza e di protezione dei lavoratori) in piena attuazione dell’art.38 Cost.
- INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale) che nel 2012 ha visto confluire in esso tutte le competenze di altri enti, quali l’INPDAP ed ENPALS, dato che la creazione di un unico grande ente previdenziale dovrebbe rendere più efficiente il servizio pubblico. La sua attività principale consiste nella liquidazione e nel pagamento delle pensioni e delle indennità di natura previdenziale, basate su rapporti assicurativi e finanziate con i contributi dei lavoratori e aziende pubbliche e private, nonché nella erogazione delle prestazioni di natura assistenziale.
- L’INAIL (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) è un altro ente sulla sicurezza sociale. È un ente deputato alla tutela e alla salute negli ambienti di lavoro e di vita, fornendo assicurazione e indennizzo; prevenzione e ricerca scientifica; interventi di cura, riabilitazione, inserimento ai lavoratori infortunati e servizi di consulenza, certificazione e verifica delle imprese.
Le imprese
Il panorama delle imprese italiane è molto frastagliato. Non sono presenti dati recenti, consolidati e verificati. Da un punto di vista strutturale il sistema è caratterizzato da imprese di piccole e piccolissime dimensioni: prevalgono più le ditte individuali e le micro imprese con 0-9 addetti (95%), mentre le piccole e medie imprese con 10-49 addetti rappresentano il 4%.
La Lombardia e il Lazio sono le regioni che presentano il maggior numero di imprese. Le relazioni di lavoro, quindi, si caratterizzano per una dimensione quasi domestica o personalistica dell’ambiente di lavoro.
Ne deriva che la gestione dei rapporti di lavoro e le rispettive regole, siano influenzate dalla dimensione e dal settore imprenditoriale in cui esse si svolgono: eppure il diritto del lavoro difficilmente tiene conto di questa variabile.
I sindacati
Essendo fondamentale la dimensione collettiva e negoziale del diritto del lavoro, rilevanti sono le varie rappresentanze collettive degli interessi delle categorie professionali, ovvero ciò che concretizza il diritto sindacale. I sindacati sono associazioni di diritto privato e storicamente ci sono 3 protagonisti in questo ambito:
CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro del 1944), UIL (Unione italiana del lavoro, di ispirazione laica, democratica e socialista del 1950) e CISL (Confederazione italiana sindacati dei lavoratori, di ispirazione cristiana del 1950)
Vi sono altre confederazioni di portata nazionale: UGL (unione generale del lavoro), CISAL (confederazione italiana sindacati autonomi) e COBAS (confederazione dei comitati di base).
Per quanto il sindacalismo datoriale abbia origini più recenti molto importante è CONFINDUSTRIA. Essa viene istituita nel 1910, è la principale associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e dei servizi, è ad adesione volontaria (tanto che può contare su una base di oltre 150 mila imprese e un totale di 5 milioni e mezzo di addetti).
E poi ancora CONFAPI (1947, Confederazione italiana della piccola e media industria privata), CONFCOMMERCIO (1945, Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo), tra le maggiori rappresentanze d’impresa italiane, con oltre 700.000 imprese italiane.
Le amministrazioni pubbliche sono rappresentate dall’ARAN (agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni). Il ruolo del sindacato ha un importante riconoscimento anche nell’Unione Europea.
La dimensione internazionale
Posto principale è assegnato all’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro). Si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana. Riunisce rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e lavoratori nei suoi organi esecutivi. Opera attraverso:
- Confederazione internazionale del lavoro (sede in cui stabiliscono gli standard internazionale del lavoro, si approva il budget e si elegge il consiglio di amministrazione a cadenza annuale),
- Consiglio di amministrazione (organo esecutivo di durata triennale che decide la politica dell’organizzazione definendone il programma e il budget),
- Ufficio internazionale del lavoro (opera come segretario permanente dell’OIL e realizza i programmi e le attività).
Strumenti normativi propri dell’OIL sono: le convenzioni internazionali, che devono essere recepite dai singoli stati, e le raccomandazioni, adottate in alternativa alle prime.
Altra istituzione di rilievo a livello internazionale è il Consiglio d’Europa che ha lo scopo principale di promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale. A tale Consiglio d’Europa sono da ricondurre la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e la Carta sociale europea.
A presidio della corretta applicazione di tali norme è istituita la Corte europea dei diritti dell’uomo, organo importante sia perché alcune norme della Carta sociale e della Convenzione riguardano direttamente il mondo lavorativo, sia per l’adesione dell’Unione alla Convenzione europea.
L’Unione Europea
L’Unione europea nei suoi Trattati e nella Carta dei diritti fondamentali ha una collocazione importante per la promozione di regole riguardanti la tutela del lavoro e lo svolgimento di politiche per incrementare l’occupazione e il benessere dei lavoratori.
Si aggiunge inoltre la copiosa produzione di direttive e regolamenti in materia sociale e il dinamico ruolo di interpretazione rivestito dalla Corte di Giustizia.
Per le questioni attinenti all’occupazione e alla politica sociale, una funzione consultiva è svolta dal Comitato economico e sociale che è chiamato a coinvolgere i gruppi di interesse economico sociale in un sistema di consultazione caratterizzato dal fatto che le opinioni espresse dal Comitato sono indirizzate al Consiglio, Commissione e Parlamento.
Sono Agenzie dell’Unione: la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che ha lo scopo di contribuire alla pianificazione e alla messa in atto di migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa, e l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro che svolge attività di sensibilizzazione e di informazione sull’importanza della salute e della sicurezza dei lavoratori per la stabilita e crescita sociale ed economica.
Il lavoro sommerso
Esiste la cd economia non osservata che sfugge al diritto e alla concorrenza. Nel 2015 l’economia non osservata era pari al 12,6% del PIL.